Lelio Baggiani, nasce a Ponzana di Casalino, in provincia di Novara, il 5 luglio 1895. Nella primavera del 1915, con l’entrata nel primo conflitto Mondiale da parte dell’Italia, il suo sentimento ed il suo desiderio di servire il Paese, lo inducono ad abbandonare gli studi per arruolarsi volontario.
Viene assegnato all’Arma del Genio Militare. Durante la guerra si distingue particolarmente, tanto che è proposto per la Medaglia di Bronzo al Valore Militare, tuttavia rinuncia all’onorificenza e la baratta con alcuni giorni di licenza per recarsi dal padre gravemente ammalato.
Nel 1919, a guerra finita, viene trasferito a Gorizia con il grado di capitano del Genio Pontieri.
Mentre è a Gorizia, il padre si aggrava e muore. Durante la sua agonia è assistito amorevolmente dai militi della Croce Verde di Viareggio, un’istituzione di soccorso e beneficenza costituita alcuni anni prima in quella città. Lelio Baggiani rimane profondamente colpito e commosso dalla dedizione di quei militi che, in cuore suo, fa voto di istituire a Gorizia una simile istituzione che porti lo stesso nome.
Diviene Sindaco (al tempo “Podestà”) di Tarnova della Selva dove, per cinque anni fino al 1931, fa del suo mandato un’opera benefica a favore della popolazione e sanando le finanze comunali. Rinuncia persino ad il dono di una raccolta fondi della popolazione e devolve il ricavato a favore della Croce Verde (Fondo Intangibile a nome di Lellio Baggiani).
Nel 1931 crea la rivista Vita Isontina – Bollettino di Assistenza e Igiene Sociale mentre nel 1939 fonda il Comitato Provinciale dei Donatori di Sangue.
Durante la Seconda Guerra Mondiale viene richiamato alle armi con il grado di Maggiore e malgrado le nuove incombenze che la nuova situazione impone, trova comunque il tempo ed il modo di continuare a dirigere l’attività della Croce Verde.
La guerra termina nell’aprile 1945 ma con i 40 giorni di occupazione militare della città da parte del IX Corpus arriva il doloroso mese di maggio, la notte tra il 2 e il 3 Lelio Baggiani è prelevato da casa ed incarcerato con molti altri cittadini goriziani. Viene caricato su un autocarro diretto a Chiapovano e lì si perdono le sue tracce. Di lui non si sa più nulla. Il suo nome compare oggi tra i 665 deportati da Gorizia sul lapidario del Parco della Rimembranza.